Illegittima gestione dei concorsi: dai nostri ricorsi al T.A.R. al sondaggio del Corriere. Il nostro corsivo.

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Non è solo il chiacchieratissimo test di ammissione a Medicina.

Ogni grande concorso in Italia che ci vede impegnati finisce al T.A.R. e su tutti i maggiori quotidiani per le storture messe a nudo da un sistema che continua a non funzionare. E’ accaduto con i T.F.A. del 2012, i primi della storia, con oltre 25 quiz errati su 60 somminastrati; va avanti dal 2007, dal nostro primo maxi ricorso UDU sui test di ammissione a Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Veterinaria, Architettura, Scienze della Formazione sino a tutte le professioni sanitarie. Infine, ma solo per ricordare i casi più recenti, c’è anche Magistratura, gli esami d’avvocato e quelli per essere ammessi al corso di medicina generale per diventare medici di famiglia.

Secondo noi si tratta di procedure tutte illegittime che non premiano il merito ma i furbetti di cui l’Italia non ha più bisogno.

Si giudichi, si premi e si bocci all’esito di una procedura in cui tutti sono stati messi ad armi pari di poter confrontare le proprie capacità con regole ferme e predeterminate e non che cambiano il giorno dopo la prova (mi riferisco al caso bonus maturtà dell’anno passato).

E’ chiaro che grazie al sistema giudiziale non tutte le storture vengono raddrizzate: un concorso illegittimo va annullato con ciò gettando disperazione in capo agli onesti che, in tanti casi, avevano meritato la vittoria. In alternativa, ed è ciò che sin’ora è accaduto e da noi fortemente voluto per non penalizzare gli incolpevoli ma meritevoli, tutti vanno ammessi alle prove successive: al corso di laurea, alla seconda prova del T.F.A., etc.. Sarà il successivo percorso a dare o non dare le risposte sul merito.

A volte, riflettendo su quanto “troppo” sembra ottenersi in tali casi, parlo di bulimia giudiziaria. Non possiamo negarlo: esiste sempre chi, all’esito di un giudizio, ottiene qualcosa in più di quanto meriterebbe. Ma ciò non riguarda solo test o concorsi. Al contrario coinvolge ogni altra sfera del contenzioso e dei rapporti sociali.

E stupisce che proprio innanzi ad un diritto costituzionalmente garantito (quale è LO STUDIO) ci si scandalizzi per gli esiti di qualche contenzioso.

Ecco perchè, su questa scia, ho condiviso il pensiero di Massimo Lorello e la Repubblica – Palermo

E torniamo quindi ai test.
Quella di oggi, l’occasione che T.A.R. Lazio, T.A.R. Palermo, C.G.A. e Consiglio di Stato hanno dato a questa generazione di studenti, è unica.
Grazie a quest’occasione, “sapremo se i test di ammissione valgono davvero qualcosa o se non sono invece un sistema per eliminare superficialmente i candidati in esubero”.
Sapremo se, con i nostri ricorsi, avevamo ragione a dire che le 180.000 matricole all’anno degli anni ’80 si sono laureate con un bagaglio formativo per nulla differente agli attuali 10.000 ammessi.
V’è solo da sorridere a pensare che oggi si discute di non più di 7.000 ammessi oltre ai 10.000 banditi.
I numeri che si leggono vanno sgonfiati.
Un plauso agli Atenei che, l’esempio virtuoso credo venga proprio da Palermo, in pochi giorni riusciranno a trovare spazi e luoghi per FARE ciò che la nostra Costituzione gli dice di FARE: dare sapere.
Uno stop di uno o due settimane per far rivivere un diritto costituzionale in ghiaccio da 15. Tutto qua. Senza necessità di scandali e titoloni.
Uno studente attento sulle scale è una bella immagine. Almeno per me.
Laboratori, posti letto e cliniche…saranno anch’essi naturalmente adeguati alla selezione naturale dei primi anni giacchè, sempre virgolettando Lorello “magari si scoprirà che qualcuno dei candidati promossi ai test ha poi mollato gli studi dimostrando che il camice bianco non sarebbe stato adatto a lui, mentre qualcuno dei bocciati è diventato medico a pieni voti”.

L’U.D.U. e gli Avvocati Santi Delia e Michele Bonetti, quest’anno, avevano compreso che potesse essere l’anno decisivo per l’abolizione del numero chiuso.

Ecco perchè i seppur vincenti 50 o 100 ricorsi singoli non potevano bastare per far saltare il sistema. Serviva il maxi ricorso. Un azione senza costi per tutti gli studenti di tutte le città. 15 euro per dire che questa non è la selezione che vogliamo.

Grazie a quei 15 euro possiamo, oggi, cambiare il sistema d’accesso all’Università. Credo che, con queste premesse, parlare di ammissione solo per chi può pagarsi un avvocato, chiunque esso sia, valga veramente poco.

Buono studio e noi andiamo avanti così.

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