Scuola 2.0: rischia 6 mesi di sospensione il docente che boccia lo studente che si rifiuta di studiare. Il paradosso dei nuovi metodi di insegnamento nel mondo dei social, delle mail e dei gruppi Whatsapp.

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Il fatto

La vicenda, che ha coinvolto lo Studio dell’Avvocato Santi Delia, riguarda un procedimento disciplinare aperto nei confronti dell’intero consiglio di classe di un Liceo scientifico siciliano, allorquando i genitori di uno studente liceale si sono recati dal Dirigente Scolastico lamentando l’ingiustizia della bocciatura del figlio. Nello specifico, secondo gli stessi, nonostante il figlio avesse dimostrato nei primi 4 anni di Liceo una scarsa attitudine alle materie scientifiche (in particolare Matematica e Fisica) – subendo sistematicamente l’applicazione del debito (in alcuni casi neanche recuperato all’esito dell’esame di settembre nonostante la promozione poi ottenuta su voto dello stesso Consiglio) – la mancata promozione sin dal mese di giugno del quarto anno era illegittima giacché, al contrario, altri studenti erano stati aiutati e promossi. Lamentavano, in particolare, che il negativo profitto era dovuto agli errati metodi di insegnamento di una delle docenti del Consiglio e che, nel consentire la decisione di “rimandare” il proprio figlio a settembre, anche gli altri docenti avevano avallato tale decisione solo in danno del ragazzo stesso.

Secondo la famiglia, in particolare, il Consiglio ed in particolare alcuni docenti dello stesso, avrebbero illegittimamente omesso di considerare il particolare stato del ragazzo giacché la propria madre, a causa di una grave malattia, sarebbe venuta meno di lì a poco ragion per cui, in tale situazione, è addirittura legittimo che lo studente rifiuti persino di sottoporsi ad interrogazioni, compiti o simili dovendosi accettare la classica scena muta.

Nonostante l’esito dell’esame di riparazione avesse dimostrato, non tanto la scarsa preparazione, ma un categorico rifiuto a studiare per recuperare quelle materie e, in sede di esame, lo stesso Dirigente scolastico venne chiamato per assistere, a fronte della successiva bocciatura, i genitori depositarono un esposto.

A fronte di tale esposto l’Ufficio scolastico Regionale nominò un ispettore che, dopo mesi di attività, concluse per la responsabilità dell’intero Consiglio di classe.

Tra gli addebiti mossi a taluno degli insegnanti, tra gli altri, veniva contestato il fatto che, nonostante una mail da parte di uno dei genitori che chiedeva di tenere in considerazione lo stato psicologico del figlio, questi lo avessero comunque interrogarlo.

Veniva prospettata la sanzione sino a 6 mesi affidando la competenza per la gestione del procedimento disciplinare non al Dirigente scolastico ma all’Ufficio Competente per i Procedimenti Disciplinari (UCPD).

I risvolti

La vicenda appena riportata, seguendo la linea dell’ispettore ministeriale metteva a nudo l’attualità del tema della sempre più difficile convivenza tra il convincimento del libero insegnamento da parte del docente ed i doveri dei discenti.

Secondo l’ispezione ministeriale il docente, a fronte di situazioni delicate come quella di salute di uno dei genitori, nell’esercizio delle sue funzioni, non sarebbe più libero di impartire l’educazione che ritiene migliore per lo studente. Pur a fronte di un netto rifiuto a sottoporsi agli insegnamenti impartiti ed all’esito negativo delle valutazioni la promozione non potrebbe essere negata. Sarebbe lecito, dunque, rifiutare categoricamente lo studio di uno o più materie peraltro nella specie fondamentali per l’indirizzo di studi.

E ciò nonostante siano stati diversi gli episodi, riportati in sede ispettiva e di colloquio, in cui, a fronte ai tentativi dei docenti di instaurare un dialogo con il ragazzo, seguivano atteggiamenti “menefreghisti” e arroganti dello stesso che aveva deciso di ribellarsi al sistema scolastico non studiando due delle materie curriculari e facendo scena muta in sede di esame di riparazione.

L’esito

Il Docente, convocato presso l’UCPD (Ufficio Competente per i Procedimenti Disciplinari), ha avuto modo di spiegare le sue ragioni e, supportato dallo Studio, ha messo in luce le motivazioni che lo hanno condotto ad utilizzare uno strumento correttivo e la sua necessità, accanto ai premi, nella crescita dello Studente.

Dopo aver valutato il caso di specie, accolte le tesi difensive in favore del Docente, ha disposto l’archiviazione del procedimento disciplinare sopradetto.

L’esito raggiunto, che si è guadagnato il plauso del mondo docente, ha restituito valore e dignità alla “punizione” impartita dal professore nell’esercizio dello jus corrigendi, indispensabile nella formazione dello studente e troppo spesso smorzato dall’intervento dei genitori.