TAR LAZIO: ha ragione il Consiglio di Stato. Il Ministero ha sbagliato la programmazione degli accessi ai corsi di laurea a numero chiuso.

Dopo 5 anni il braccio di ferro tra TAR LAZIO e Consiglio di Stato termina. Il T.A.R., con sentenze del 7 aprile 2021, difatti, ha finalmente ritenuto di seguire l’orientamento giurisprudenziale del Giudice di Appello ammettendo che il Ministero non ha affatto una discrezionalità assoluta ed intangibile nella programmazione degli accessi ma deve adeguatamente motivare e spiegare le ragioni per le quali i posti banditi per l’accesso ai corsi di laurea a numero chiuso sono inferiori alle legittime aspettative dei candidati.

“Va rinviato al sistema universitario ed al Ministero, ciascuno per le proprie competenze accertative e di valutazione e scelta, di por rimedio al disallineamento tra fabbisogno ed offerta formativa. Sicché gli Atenei ed il Ministero dovranno, d’ora in poi, fornire sempre adeguata contezza sui numeri dei posti messi a concorso nelle prove d’ammissione a ciascun corso di laurea magistrale a c.u. ad accesso programmato“, ha concluso il T.A.R. del Lazio.

Si tratta di una lunga e tortuosa battaglia giudiziaria invero iniziata da oltre un decennio con l’ampia segnalazione svolta innanzi all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che, sin dal 2009, aveva segnalato gli evidenti vizi della procedura di individuazione del numero dei posti eccessivamente ristretta e ben al di sotto delle reali potenzialità di formazione degli studenti.

Negli anni a seguire, anche in ragione dell’accoglimento di altri vizi della procedura sui ricorsi patrocinati dallo studio legale Bonetti & Delia, quali tra i più eclatanti quello sulla necessità di attivare la graduatoria nazionale (che dal 2013 è diventata la regola a seguito della rimessione della questione alla Corte Costituzionale da parte del Consiglio di Stato), la violazione dell’anonimato (negli anni 2013 e 2014 con la vittoria degli studenti innanzi all’Adunanza Plenaria) e la saturazione di tutti i posti disponibili (2015 e 2016 con l’annullamento dei Decreti Ministeriali di tali anni), il vizio rimase sullo sfondo e non direttamente affrontato dalla giurisprudenza.

Dal 2017, tuttavia, il Consiglio di Stato valorizzando le tesi difensive dei due studi legali (Santi Delia e Michele Bonetti) che hanno assistito migliaia di studenti esclusi, stigmatizzava le scelte ministeriali evidenziando “che l’aumento dei posti complessivi nelle Università italiane per detti corsi di laurea, disposto sia pur a partire dell’a. acc. 2019/2020, è indizio serio e non revocabile in dubbio della fondatezza della censura sul sottodimensionamento dei posti fin qui resi disponibili, compresi quelli per cui è causa, cosa, questa, che non smentisce, ma rende l’accesso programmato ai corsi medesimi fondato su numeri dell’offerta formativa, al contempo più realistici in sé ed adeguati ai prevedibili fabbisogni sanitari futuri“.

Oggi giunge la sentenza di merito conclusiva dei giudizi con la quale il T.A.R., ritenendo finalmente preferibile la tesi sviluppata dal Consiglio di Stato, ha più diffusamente esplicitato la propria posizione stigmatizzando, duramente, le scelte del Ministero e lanciando un monito per il futuro del numero chiuso in Italia.