Da qualche giorno abbiamo completato il progetto di realizzazione del nostro studio di Messina.
Inaugurato nel 2013, l’originario corpo principale dello studio si collocava al solo primo piano della prestigiosa Galleria Vittorio Emanuele III con ingresso dal grande cancello di Via Sant’Agostino, 4.
La disposizione architettonica dei locali era stata affidata all’Arch. Rosario Ciotto e gli arredi sono stati realizzati da maestri artigiani del legno, del vetro e dell’acciao e forniti dalla FrancaMollura – Mohd di Messina e, fra gli altri, da Sansone hand made design. Di Fabio Blundetto sono i loghi e la grafica del merchandising.
Nel 2015 lo studio ha avuto il primo ampliamento accorpando una nuova ala della stesso compendio di Galleria Vittorio Emanuele prospiciente su Via Oratorio della Pace. Anche in tal caso l’idea architettonica e di arredo sono degli stessi attori. La presenza dell’acciaio corten è solo sfumato in questa nuova ala dello studio per lasciare più spazio al vetro e al legno. Un cubo di raffinata boiserie nasconde i locali servizio mentre la divisione tra le stanze è intarsiata, a vetri, tra le travi antiche dell’originaria Galleria Vittorio Emanuele.
Da ultimo, nel 2023, abbiamo completato il nostro progetto con un nuovo ingresso diretto dalla Galleria Vittorio Emanuele. Una vetrina su strada (o meglio sulla Galleria) da cui è possibile accedere direttamente al piano superiore anche internamente.
L’idea che siamo riusciti a realizzare voleva aprire uno spazio di accesso diretto ad uno dei luoghi di più frequentati del centro città. La porta in vetro, e la sua particolare vetrofania, vuole ricordare quanto vicino e sempre accessibile deve essere l’accesso ai diritti, alla giustizia ed alla realizzazione dei propri sogni che, spesso, sembrano scontrarsi con il muro delle Istituzioni o di norme che appaiono illegittime.
Ci siamo riusciti? A voi la risposta. Date un’occhiata alla gallery ma, soprattutto, veniteci a trovare.
Dal blog del nostro Architetto Rosario Ciotto Line
Il primo progetto del 2013. Vestire un corpo illustre si confronta sempre con la necessità di velare senza camuffare, è un’operazione difficile, che presume senza supporre, che deve tener conto della volontà di caratterizzare nel rispetto di membra definite ed autoreferenziate. E’ questa la filosofia che ispira l’intervento che vi propongo in questo post, che ispira le scelte tangibili e, di conseguenza, la volontà di comunicare attraverso la materia. Materia e luce a servizio di una “funzione” attuale concepita secondo schemi evocativi senza però voler sottrarre alla storia il suo valore aggiunto all’interno di uno dei contenitori edilizi più rappresentativi della mia città. La funzione è quella di studio legale, nell’immaginario collettivo marcatamente austera e legata ad una solida tradizione che la percepisce attraverso simboli come la carta ingiallita, il legno scuro intarsiato ed una luce fioca che alimenta un’aura mistica, quasi ultraterrena a cui approcciarsi con deferenza. Mi chiedo se non sia questo il mix compositivo che consente agli avvocati di farsi onorare le parcelle, quest’impressione di anticamera del purgatorio che incute timore e rispetto. Se fossero davvero questi i presupposti economici vincenti, credo che la JUS&JUS, brillante studio legale composto da giovani professionisti di successo, non plaudirà in futuro il mio operato. La trasparenza del vetro, che segna e descrive con discrezione, la materia viva del legno, la tenacia dell’acciaio corten, amalgamate da un linguaggio illuminotecnico di grande impatto emotivo, fanno sì che il percorso attraverso gli ambienti di questo spazio richiami quanto ci si aspetti da una figura professionale quale quella del consulente legale.
Limpidezza intellettuale connessa a solidità e abilità professionali immerse nei riflessi di brillanti visioni, ecco in cosa riponiamo la nostra fiducia quando ci apprestiamo ad oltrepassare la soglia di uno studio legale. Questo ho voluto evocare nella scelta di composizioni dinamiche caratterizzate da materia sapientemente plasmata prima da semplici segni e poi dalle sapienti mani di collaboratori e artigiani coscienziosi. In questa operazione mi sono avvalso della collaborazione di tre persone che ho contribuito a formare e di artigiani con cui coopero spesso, e vedere i loro sguardi soddisfatti e fieri mi ha ripagato di tutti gli sforzi fatti per dare coerenza effettiva ad un “disegno” e a tutte le inevitabili frustrazioni derivanti da velleità negate.
Il nuovo progetto del 2023. Ho sempre caricato di significati tutto ciò che ho fatto, e tutto ciò che ho fatto è scaturito dalla ricerca di un significato. Questi processi, a quanto pare, sono apprezzati da qualcuno che, come me, ogni tanto si sogna addosso a scapito degli improperi degli scettici.
Un giorno mi chiama Santi Delia che di professione fa l’avvocato e mi dice che ha un piccolo sogno da farmi vedere. Il “sogno” è una stanzetta squallida e sproporzionata posta a piano terra del margine Ovest della Galleria Vittorio Emanuele di Messina sottostante lo studio legale Jus & Jus di Messina di cui egli stesso è parte integrante.
Facendo un tuffo nel passato, rammentai il periodo in cui mi dedicai al progetto degli ambienti di quello studio e tale ricordo mi ha fatto godere ancora degli effluvi che quel tempo ha lasciato indissolubili nella mia mente.
Stavolta l’impresa era più ardua.
Questo progetto nasce come frutto di due sincretismi apparentemente inconciliabili:
IMPERFEZIONE ———— BELLEZZA
SOGNO ———————- CONCRETEZZA
Il brutto anatroccolo in questione sembrava ineluttabilmente vocato ad un mediocre destino da archivio polveroso. Ma, come sempre mi accade, la simpatia per il predestinato alla sconfitta, per gli sfavoriti di turno, ha fatto scattare in me la passione atta a favorire il germe delle potenzialità inespresse che spesso mi accompagna nella mia attività di docente.
Prendo subito spunto da due pannelli posticci che smussavano gli angoli della stanzetta infame mascherandone gli impianti a servizio dei piani sovrastanti e li utilizzo come pretesto per la messa in opera di una quinta disarticolata che caratterizza tutto l’ambiente. Associo ai segmenti verticali sghembi della quinta degli aggetti orizzontali ad altezze diverse per riproporzionare il volume. E il gioco è fatto.
Il fascino dell’imperfezione prende il sopravvento e muta in “valore estetico”, il sogno diventa concretezza, il segno diventa significato.
Il significato di una professione che, nel caso dell’avvocato Santi Delia, combatte spesso “ineluttabili destini” e che nel mio caso riscatta le sorti di un volume che si ribella alla naturale funzione di archivio diventando un concreto esempio di business card.
Io credo che questa “stanzetta” avrà un gran futuro ed esprimerà al massimo le sue potenzialità anche in ottica di vita sociale nella quale il professionista incontra la città rinobilitandola attraverso la “partecipazione” dei sogni che lo accompagnano.