T.A.R. Lazio: no al tennis (per amatori) all’interno di palloni tensostatici.

Il T.A.R. del Lazio (ord. n. 844/21) ha rigettato la domanda cautelare proposta da diversi circoli del tennis di diverse città italiane che avevano impugnato la decisione del Governo di equiparare le tensostrutture che, sovente, ricoprono i campi da tennis all’aperto durante la stagione invernale, ai luoghi al chiuso.

Secondo il T.A.R. “la previsione del DPCM del 14 gennaio 2021 che consente l’attività sportiva di base e l’attività motoria in genere purché svolta “all’aperto” presso centri e circoli sportivi” non può essere assimilita “a quelle attività svolte tramite palloni tensostatici/campi con coperture pressostatiche”.

Nonostante, a differenza dei luoghi al chiuso accessibili da una moltitudine di soggetti contemporaneamente, tali luoghi, per loro natura, possono essere calpestati, esclusivamente, dai (in ipotesi anche e solo due) giocatori ed offrono un enorme cubatura di aria in altezza e larghezza, secondo il T.A.R. “alla luce delle caratteristiche di tali strutture, risulta ragionevole l’equiparazione delle stesse ai luoghi chiusi, ad esclusione del caso in cui, come chiarito nelle FAQ, esse siano realizzate secondo modalità tali da fornire garanzia di una “adeguata aereazione naturale e di ricambio d’aria senza l’ausilio di ventilazione meccanica controllata”.

Bene, dunque, anche in ragione dell’ormai imminente, si auspica, arrivo della stagione primaverile, hanno fatto la maggioranza dei circoli ad evitare di sobbarcarsi l’ingente spesa per il montaggio di tali strutture nell’ambito della stagione in corso giacchè, sempre secondo il T.A.R. “non appare affetta da illogicità l’equiparazione dei palloni e le strutture tensostatiche a edifici chiusi, in quanto conforme alla nozione comune di distinzione tra luogo chiuso/aperto”.