Il TAR Reggio Calabria ha accolto il ricorso proposto dall’Avv. Santi Delia teso ad accertare l’illegittimità del silenzio serbato dall’Amministrazione in relazione all’istanza di alcuni cittadini volta ad attestare l’abuso edilizio perpetrato nella costruzione degli immobili adiacenti alla propria proprietà.
In particolare, i ricorrenti, avevano avanzato al Comune un’istanza volta ad accertare l’illiceità della costruzione limitrofa al proprio immobile.
Gli stessi, in detta istanza, evidenziavano che il fabbricato adiacente al loro immobile era stato costruito non rispettando la distanza prevista minime di legge di 10 metri tra pareti finestrate e pareti di edifici antistanti.
Tuttavia, tale istanza non veniva esitata dall’Amministrazione Comunale che, nonostante plurime diffide, si limitava a giustificare la propria inerzia sostenendo l’inesistenza di un limite entro il quale deve essere adottato il provvedimento repressivo dell’abuso edilizio. Secondo il Comune, dunque, stante il fatto che l’eventuale abuso può essere perseguito anche a distanza di molti anni, non c’è fretta nel rispondere alle istanze dei privati.
I ricorrenti, dunque, stante il fatto che a causa dell’abuso avrebbero subito un danno al proprio diritto edificatorio, proponevano ricorso innanzi al TAR chiedendo l’accertamento dell’obbligo dell’Amministrazione a provvedere sull’istanza. Secondo i ricorrenti, difatti, a differenza di quanto sostenuto dal Comune, sussiste un obbligo di riscontrare compiutamente la richiesta dei ricorrenti, titolari di un interesse legittimo all’esercizio dei poteri di vigilanza sull’esistenza di eventuali illeciti edilizi.
Il TAR Calabrese, condividendo le tesi dell’Avv. Delia, ha dunque dichiarato sussistente l’obbligo del Comune di pronunciarsi sull’istanza mediante l’adozione di un provvedimento espresso, in quanto il proprietario di un’area o di un fabbricato, sulla cui sfera giuridica incide dannosamente il mancato esercizio dei poteri ripristinatori e repressivi relativi ad abusi edilizi da parte dell’organo preposto, è titolare di un interesse legittimo all’esercizio di detti poteri e può pretendere, se non vengono adottate le misure richieste, un provvedimento che ne spieghi le ragioni.
Il Comune è tenuto, quindi, a rispondere alla domanda con la quale il proprietario di un immobile limitrofo a quello interessato da un abuso edilizio chiede di adottare gli atti di accertamento delle violazioni e i conseguenti provvedimenti repressivi.