Precariato scuola: non esiste alcuna diversità tra i supplenti e i docenti di ruolo. Tutti concorrono allo stesso modo all’espletamento del medesimo servizio. MIUR condannato a risarcire 30.000 euro ad ogni docente.

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Il Miur continua a pagare per le illegittime reiterazioni dei contratti a termine.

Mentre migliaia di precari della scuola attendono la decisione della Corte costituzionale, arriva un’importante decisione del Tribunale di Pordenone: il MIUR è condannato al risarcimento danni nei confronti di un docente precario, sfruttato dal “sistema scuola” per oltre un decennio. La sentenza non solo riconosce il diritto alla ricostruzione della carriera e all’anzianità maturata del docente, ma stabilisce un cospicuo risarcimento danni pari a 12 mensilità. “E’ una sentenza attesa ma che conferma ancora una volta quello che ormai da anni è l’obiettivo della nostra attività di difensori” commentano a caldo gli Avv.ti Santi Delia e Michele Bonetti.

Dopo quasi un decennio di battaglia al fianco dei docenti precari, il Ministero è chiamato a pagare per tutte le sue colpe: la giurisprudenza, infatti, confermando l’orientamento del Giudice Comunitario, ha posto l’accento sulle effettive esigenze di tutela di docenti, macchiati solo della “colpa” di essere precari e di prestare la loro opera intellettuale nei confronti di un datore di lavoro pubblico.

La sentenza è assai importante perchè sottolinea come non esiste alcuna “pretesa diversità ontologica tra lavoratori a termine e lavoratori a tempo indeterminato”. Secondo il Tribunale, infatti, “IN CONCRETO PERÒ QUESTA DIVERSITÀ NON ESISTE, né per quanto riguarda le funzioni, dato che tutti concorrono allo stesso modo all’espletamento del medesimo servizio, né per quanto riguarda le modalità di accesso al lavoro poiché i lavoratori di ruolo sono, in buona parte, degli ex precari assunti a tempo indeterminato per effetto dello scorrimento delle graduatorie in cui sono tuttora inseriti i loro colleghi a termine; né infine per quanto riguarda il contenuto del rapporto, essendo diritti e doveri uguali sia per i lavoratori di ruolo che per i supplenti“.

Si tratta di parole assai importanti se non altro a ridare dignità ad una categoria di lavoratori che, per oltre un decennio, sono stati tenuti ai margini delle assunzioni e costretti a lottare mese dopo mese per guadagnarsi la conferma della supplenza senza essere pagati durante le vacanze di natale, di Pasqua o nei mesi estivi. Abbiamo seguito casi di docenti licenziati e riassunti persino per risparmiare i giori di chiusura delle scuole durante le consultazioni elettorali, ricordano Delia e Bonetti.

Una realtà che solo grazie alla giustizia dei tribunali e alla competenza di legali esperti nel settore, stà inesorabilmente avendo le attenzioni che merita.

Ora il MIUR dovrà risarcire oltre € 30.000 a docente, oltre a sostenere le spese legali in un range che va da € 2.500,00 a € 5.000,00.

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