Bando navigator: il ricorso per gli esclusi dalla partecipazione alla prova selettiva del 18 giugno.

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A seguito di diverse segnalazioni pervenuteci nei giorni scorsi, abbiamo analizzato la procedura di selezione descritta dall’avviso pubblicato dall’ANPAL SERVIZI per il Conferimento di incarichi di collaborazione ex articolo 12 DL 28 Gennaio 2019, e relativi avvisi di avvenuta stipula dei contratti ai soggetti risultati idonei, riteniamo che vi siano i presupposti per agire a favore degli esclusi dalla mera partecipazione al concorso calendarizzato per il 18-20 giugno prossimo venturo.

Oltre 20 mila candidati in possesso dei requisiti di concorso, difatti, non potranno partecipare alla prova preselettiva in forza di una clausola del bando che riteniamo palesemente illegittima.

L’art. 6 del bando, difatti, dispone che “sono ammessi alla selezione i candidati in possesso dei requisiti di ammissibilità richiesti dall’art. 3 del presente Avviso, secondo un rapporto di 1 a 20 tra posizioni ricercate e candidature pervenute su base provinciale, in ragione del miglior voto di laurea”.

In altre parole, l’ammissione alla mera prova selettiva a quiz è legata non solo e non tanto al miglior voto di laurea (e qui siamo innanzi a lauree notevolmente eterogenee tra loro) ma anche al fatto che vi saranno province in cui si è ammessi con un voto di laurea pari a 100 ed altre in cui non è sufficiente un 105.

A nostro modo di vedere un concorso che impone l’esclusione o la partecipazione di un candidato sulla base di tali parametri è palesemente illegittimo ed agiremo per consentire ai concorrenti esclusi da tali regole di partecipare alla prova selettiva.

Il voto di laurea, infatti, è stato usato per impedire a 20 mila persone di partecipare al pubblico concorso per provare ad ottenere l’assegno da trenta mila euro all’anno lordi per due anni, cui aspirano 80 mila candidati muniti di laurea in diverse specialità (unico titolo richiesto dal bando) ad avanzare domanda di partecipazione al concorso organizzato e gestito dall’ Anpal, Agenzia nazionale politiche del lavoro, ente di diritto pubblico dello Stato italiano.

A Messina e provincia, ad esempio, sono stati esclusi 600. In tutta la Sicilia, più o meno 3 mila. Così abbiamo già vinto, per primi in Italia.

Come ben centrato dal Giudice, accogliendo le nostre tesi “la concreta ammissione dei singoli candidati finisce per dipendere da fattori casuali, aleatori e non predeterrninabili, quali sono quelli dipendenti dal numero di candidati che avranno richiesto di partecipare in relazione a ciascuna provincia. con conseguente svilimento del requisito del più alto voto di laurea, diversamente valorizzato a seconda del contesto provinciale di riferimento”. Ancor più eclatante rispetto ai casi già trattati dalla giurisprudenza – secondo cui il voto di laurea “potrebbe non rappresentare un indice attendibile di preparazione del candidato, dipendendo esso da un rilevante numero di variabili (tra gli altri, il tipo di laurea conseguito e presso quale Università)” -, dunque, “ci appare il fatto che nel caso specifico di questo concorso non solo il voto di laurea appare di per se illegittimo ma lo è ancora di più in quanto non vale in senso assoluto per ammettere o escludere i partecipanti (ad esempio possono partecipare tutti coloro i quali abbiano un minimo di 100) ma solo in rapporto alla provincia casualmente scelta“.

Il fatto che Anpal sia società pubblica”, commentano infine gli Avvocati Santi Delia e Michele Bonetti, “comporterà che sara’ il Giudice Ordinario a dover decidere se è legittimo che il solo voto di laurea imponga o meno la partecipazione alla selezione. Ciò vuol dire che viene mero il termine di decadenza (di 60 giorni) per la proposizione dell’azione al Tar ed il concorso avrà, ove i ricorsi vengano accolti, delle code importanti di prove suppletive per i 20.000 soggetti esclusi. Oltre alla folle scelta di ritenere un soggetto non capace neanche di sedersi a fare una prova concorsuale, solo per il suo voto di laurea e la provincia scelta, questa decisione del Legislatore e della politica che crea agenzie e società pubbliche cui far gestire personale e concorsi, è tutta da rivedere”.