Le Università private che attivano corsi di Medicina e Odontoiatria, non possono trattenere il pagamento che centinaia di studenti sono costretti a fare, pena la perdita del posto ottenuto all’esito del superamento del test di ammissione, ogni anno in attesa dell’esito delle prove alla Statale.
Ogni anno in quasi 100 mila studenti neo diplomati provano ad accedere a Medicina e Odontoiatria. I posti, circa 22.000 tra corsi in lingua inglese e italiano, pur in crescita rispetto al passato, sono tuttavia limitati e solo 1 su 4 riuscirà ad ottenere l’ammissione. Dei 22.000 posti banditi circa 3700 sono appannaggio delle Università private i cui posti sono aumentati, negli ultimi 4 anni di oltre il 200%. Solo quest’anno l’aumento della quota delle Università private rispetto all’anno passato è pari al 67%.
Le prove di ammissione delle Università private si svolgono prima dell’esito di quelle pubbliche (la cui graduatoria viene ordinariamente pubblicata nel mese di settembre) e tutti gli studenti sono soliti cimentarsi prima nelle prove delle Università private e poi a quella unica e nazionale della pubblica.
Gli studenti vincitori delle prove di ammissione presso le Università private, per non perdere il diritto ottenuto all’esito della prova, sono tenuti ad iscriversi, anticipatamente, a tali Atenei prima ancora dell’inizio dell’anno accademico nonostante frequentino le scuole superiori pagando diverse migliaia di euro (da 10 a 20 a seconda dell’Ateneo) ancor prima di iniziare i corsi.
Tali somme, secondo la linea delle Università, non verranno restituite agli studenti neanche se frattanto, magari superando il test nazionale, essi abbiano optato per tali, certamente più economici con riguardo alle tasse annuali, Atenei.
Gli Atenei privati, dunque, pur iniziando materialmente i corsi solo all’esito dei primi scorrimenti della graduatoria nazionale, incasseranno tali somme senza offrire alcun servizio commisurato al pagamento.
Il Tribunale di Roma, accogliendo il ricorso degli Avvocati Santi Delia e Michele Bonetti, hanno condannato l’Università privata Unicamillus alla restituzione delle tasse pagate per € 12.000 oltre interessi. Secondo il Tribunale capitolino al rapporto tra studente e Università si applica il Codice del Consumo e “la clausola contrattuale” che impone la non restituzione delle somme è “vessatoria” e deve essere dichiarata nulla in quanto non può essere sottoscritta cumulativamente alle altre.
Si tratta, commenta l’Avvocato Santi Delia, name founder di Bonetti & Delia studio legale, di una sentenza destinata a fare da spartiacque imponendo agli Atenei privati una revisione della loro politica che, sul punto, appare totalmente distante dall’effettiva mission di somministrare il bene cultura e insegnamento ai discenti. Il Tribunale, accogliendo le nostre tesi, ha ulteriormente valorizzato la circostanza che gli Atenei privati, occupando in seguito il posto lasciato vacante dal rinunciatario che aveva già pagato le tasse dell’intero primo anno, non avrebbe subito alcun danno mentre gli studenti, a loro volta, nessun servizio nonostante l’importante pagamento.
VAI ALLA RASSEGNA STAMPA