Tale modus operandi mette in pericolo, anche in forma soltanto potenziale, la regola dell’anonimato “di per sé ragione di invalidità, indipendentemente da un concreto accertamento dell’effettiva lesione dell’imparzialità in sede di correzione”.
I giudici calabresi, accogliendo i ricorsi degli Avvocati Santi Delia e Rosario Cannata, pertanto, hanno imposto alla Commissione istituita presso la Corte d’Appello di Venezia abbinata per le operazione di correzione, di riesaminare gli elaborati, fornendo delle precise indicazioni sulle modalità operative da seguire, al fine di garantire il pieno rispetto del principio dell’anonimato, attraverso “l’oscuramento del precedente giudizio, con l’imbustamento degli elaborati e con la ricorrezione contestuale con altri elaborati di dieci candidati estratti a sorte in contraddittorio”.