CONSIGLIO DI STATO: VITTORIA SULLE SPECIALIZZAZIONI MEDICHE

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Il Consiglio di Stato torna sul tema delle specializzazioni mediche accogliendo il nostro appello e imponendo al Ministero di far proseguire la frequenza ai nostri specializzandi.
Le borse non fruite perchè non intonse non vanno perse e vanno attribuite ai ricorrenti. Secondo la Sesta Sezione, atteso l’originario orientamento espresso dalla Sezione in sede cautelare favorevole all’uso di tutte le borse comunque disponibili ancorché “non intonse”, in tema di concorsi per le scuole universitarie di specializzazione in medicina e chirurgia, individuando la regola generale, desumibile dai principi di buona amministrazione, del tendenziale integrale utilizzo delle risorse disponibili (fra le altre Cons. Stato, VI, ord. 26 ottobre 2020, n. 6248; 24 aprile 2020 n. 2195) principio al quale l’amministrazione si è poi adeguata nella sostanza ponendo regole di razionalizzazione delle rinunce (mediante recupero delle borse rimaste non assegnate in una sessione straordinaria ) e – nel contempo – di impossibilità di optare per nuove sedi per i titolari di borse delle quali fosse già iniziata la fruizione riportando eventuali bose non intonse alla programmazione del nuovo anno“.
E’ stata valorizzata, inoltre, come sostenuto in appello da Santi Delia, name founder di Bonetti & Delia, la frequenza sin’ora svolta, in forza dei provvedimenti cautelari, dai nostri specializzandi evidenziando come “alla luce del bilanciamento degli interessi e del periculum in mora evidenziato dall’appellante, deve darsi rilievo alle attività in corso e pertanto si ritiene opportuno sospendere l’esecutività della sentenza gravata e consentire al medesimo appellante di proseguire l’attività accademica iniziata a seguito dell’iscrizione alla Scuola di Specializzazione in forza delle ordinanze 6248/2020 e 625/2021 di questa Sezione sino alla definizione nel merito dell’appello”.

Il fatto che quest’anno siano rimaste vacanti oltre 1.600 borse conferma che la tesi del Ministero sulle borse non intonse era errata.

Proprio in ragione di quanto accaduto quest’anno, non potrà non tenersi conto che persistere nel ritenere legittima la scelta ministeriale di lasciare vacanti centinaia di posti solo perché fruiti per un giorno o al più un mese, giustificando tale scelta con la rimessa a bando negli anni successivi, è divenuto documentalmente insostenibile preso atto che, nel successivo concorso, i posti sono stati sovrabbondanti rispetto ai pretendenti generando oltre 1600 vacanze che nessuno coprirà mai.