Sotto inchiesta la formulazione poco chiara di un quesito alle prove scritte per gli insegnanti di educazione fisica.
Secondo il Ministero, “nel salto in lungo, affinchè l’esecuzione sia la più efficace possibile”, lo slancio delle braccia dovrebbe avvenire prima dello stacco e non dopo come nella ben nota disciplina olimpica.
Secondo l’Avvocato Santi Delia, name founder di Bonetti & Delia studio legale, tale posizione ministeriale appariva errata ed anche Fiona May avrebbe sbagliato, clamorosamente, la risposta al quesito della specialità di cui è stata due volte argento olimpico.
I legali hanno sostenuto che “la mancata precisazione, nel testo della domanda, che il riferimento fosse al salto in lungo da fermo e non alla ben più nota disciplina sportiva e olimpica del salto in lungo con rincorsa, abbia potuto effettivamente ingenerare dei dubbi in merito alla risposta corretta da selezionare, anche alla luce del fatto che il programma di esame faceva espresso riferimento alla “Teoria, tecnica e didattica delle discipline sportive individuali e di squadra nella scuola”, lasciando intendere che per “salto in lungo” si dovesse intendere quello riferito alla relativa disciplina sportiva“ trovando il favore del Consiglio di Stato.
I giudici di Palazzo Spada hanno chiarito che “nel caso di specie, l’ambiguità del quesito non consentiva al candidato di comprendere in maniera univoca la disciplina sportiva di riferimento e, conseguentemente, di individuare con certezza la risposta corretta, mentre la risposta preselezionata come esatta, facendo riferimento ad una disciplina risalente e non olimpica, si prestava a generare un inammissibile errore rispetto alla risposta effettivamente fornita dalla candidata, che pur nella descritta incertezza risultava quella logicamente più verosimile, in quanto riferita ad una più diffusa disciplina sportiva olimpica, e doveva pertanto essere considerata esatta dall’amministrazione procedente anche intervenendo, ove necessario, in autotutela.
La nuova vittoria ha consentito al ricorrente l’attribuzione dei due punti necessari all’accesso alla prova orale e la conferma della “nuova” graduatoria così ottenuta; il docente ha potuto realizzare il proprio sogno che gli era stato negato a causa della formulazione generica e ambigua di un quesito che, in quei termini, forniva più risposte ugualmente corrette di cui una sola, per mera scelta dell’Amministrazione, era da considerarsi tale, una soluzione assolutamente inaccettabile.
Si tratta di una nuova ed inedita vittoria per tale classe di concorso, commenta l’Avvocato Santi Delia, che, ancora una volta deve far ricordare al Ministero, che ha subito anche una pesante condanna alle spese per i due gradi di giudizio, il monito lanciato dall’Accademia della Crusca su come i quiz vanno costruiti: “la commissione, invero, «non deve tendere “tranelli” e formulare domande ambigue e confondenti ai candidati, tali per cui questo debba scegliere tra le multiple risposte la “meno errata” o l’“approssimativamente più accettabile”, essendo un tale metodo di formulazione dei quesiti scorretto, e inaccettabile”.