Nel mirino dei ricorrenti c’erano le domande del Tolc, la nuova prova per l’accesso all’università di Medicina. Il Consorzio finora si era rifiutato di consegnarle. Il Consiglio di Stato lo condanna: il Decreto Ministeriale non prevedeva tale segretezza.
Arriva la sentenza definitiva del Consiglio di Stato sul TOLC, le nuove prove di accesso all’università di Medicina, che avevano fatto il loro debutto l’anno scorso ed erano state contestate per il meccanismo complesso del bonus di equalizzazione, che attribuisce un punteggio maggiore o minore ad alcune domande in base alla difficoltà generale del test.
Un sistema già andato in crisi e messo temporaneamente da parte in vista del nuovo test e di una riforma più ampia annunciata dal Ministero.
Il Consiglio di Stato ha stabilito, di fronte alla richiesta di un centinaio di ricorrenti, che il ministero dell’Università e il CISIA, il consorzio toscano a cui il ministero ha attribuito la realizzazione del test, dovranno consegnare le domande.
“Oltre ai quesiti che i singoli candidati avevano errato o omesso nella loro prova, che sino ad oggi l’Amministrazione si è sempre rifiutata di consegnare impedendo, per la prima volta nella storia dei concorsi pubblici e dei test di ingresso la visione dei compiti da parte degli studenti, il CISIA dovrà consegnare tutti i dati e tutta la documentazione atta a chiarire come quelle domande sono state equalizzate e che valore hanno complessivamente avuto nella graduatoriale», scrivono gli avvocati Michele Bonetti e Santi Delia, che hanno curato il ricorso.
Il Consorzio aveva appellato al Consiglio di Stato la sentenza favorevole agli studenti emessa dal T.A.R. del Lazio nel mese di dicembre 2023, sostenendo che era fondamentale mantenere segreta la banca dati costituita da 1700 quesiti da somministrare, in due sessioni ad anno, ai circa 65.000 candidati aspiranti camici bianchi. Solo non divulgando tale banca dati, si legge nell’appello del Consorzio, verrebbe consentita «la ripetibilità delle prove e la preparazione personalizzata per le successive sessioni». Ai 60 mila candidati non erano state quindi fornite le domande: l’unica possibilità era recarsi sino a Pisa, fisicamente, «per visionare i quesiti senza possibilità alcuna di prendere appunti e ciò in spregio – scrivono Delia e Bonetti – non solo della normativa in materia, anche costituzionale, ma senza alcun rispetto per gli studenti e le loro famiglie che hanno fatto affidamento nell’Amministrazione». Dello stesso avviso è stato il Consiglio di Stato secondo cui “il conflitto tra accesso e riservatezza non potrebbe giammai comporsi nel senso prospettato dal CISIA, in quanto limitare l’accesso alla mera visione del documento, con la giustificazione che ciò consentirebbe di non ‘svuotare’ il contenuto della banca dati, appare una soluzione contraddittoria, oltre che inutile, atteso che il vulnus alla riservatezza, ove lo si ritenesse, sarebbe comunque arrecato per il solo fatto che un candidato sia in grado di rivelare il contenuto della propria prova e degli esiti, sia pure mnemonicamente acquisiti, non essendo affatto necessaria la pubblicazione degli stessi nel formato visivo predisposto dall’Amministrazione”.
I giudici di Palazzo Spada hanno scritto che “la salvaguardia della banca dati rappresenta quindi, certamente, anch’essa, un bene-interesse meritevole di tutela, ma da perseguire con mezzi adeguati e proporzionati rispetto al fine, in quanto anteporre tout court la segretezza dei dati in essa contenuti rispetto alla tutela delle esigenze difensive del candidato, costituisce una soluzione irragionevole sul piano logico, ancor prima che giuridico, e, comunque sia, non conforme all’espresso dettato normativo che non annovera affatto agli artt. 22 e ss. della legge n. 241/1990 le prove di concorso come atti esclusi dall’accesso difensivo”.
Cosa succederà adesso? Il CISIA dovrà consegnare a tutti i ricorrenti le domande e finalmente potremo accertare quanti errori e imperfezioni vi sono e come hanno inciso sulla graduatoria. Avevamo già dato seri indizi dell’esistenza di diverse domande che presentavano persino più risposte identiche, chiariscono i legali, come d’altra parte è sempre accaduto in tutte le banche dati. Anche quella oggi resa pubblica dal Ministero in vista del nuovo test, a seguito delle segnalazioni degli studenti, ha visto l’esistenza di più errori corretti in maniera postuma. Oltre a diverse domande stravaganti…tra cui una su Sandra Milo (ebbe una vita da rock star?) e una su Zapoteca.
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