Il caso “sardine” e la bocciatura su cui interviene il Giudice: perchè è sempre la Legge la giusta bussola a cui affidarsi.

Due casi apparentemente diversi ci inducono una riflessione sul vasto tema dell’insegnamento.

A Piacenza un docente avverte, in maniera neanche troppo velata, i suoi studenti che ove dovessero manifestare in piazza battezzandosi “sardine”, potranno vedere il 6 con il binocolo. Il Ministro non ci pensa due volte ed annuncia la sospensione del docente.

A Cremona, invece, ci sono altri docenti che bocciano, a torto o a ragione, un ragazzo di prima media, in piena scuola dell’obbligo, pur con una media ben oltre il 6 e mezzo e qualche insufficienze in taluna materie orali.

Sul primo caso a gridare allo scandalo sono molti quotidiani, scagliandosi contro il docente reo di aver minacciato una bocciatura ingiusta alle sardine ribelli. Non puoi, è ovvio, essere bocciato perchè “sardina”. Siamo tutti concordi. Quel docente non fa bene il suo lavoro perchè la Legge e forse anche la Costituzione, impone un insegnamento, ed una valutazione, scevro da tratti politici e discriminazioni di ogni sorta.

Sul secondo, invece, a gridare allo scandalo sono altri quotidiani, che sul primo caso erano per lo più rimasti freddi, affermando seccamente e senza mezze parole che i Prof. hanno sempre ragione e che se hanno deciso di bocciare, nonostante la media del 6 e mezzo e la scuola dell’obbligo un motivo ci sarà. E nessun Giudice deve mettersi in mezzo, perchè altrimenti il ruolo della Scuola si depotenzierebbe e, con esso, il ruolo di precettori dei suoi protagonisti.

Conciliare le due grida di scandalo è evidentemente impossibile ma vi sono dei tratti comuni che possono farci comprendere quanto errato sia, in maniera preconcetta, ritenere incontestabile una decisione di chi decide di bocciare. In un caso e nell’altro, quei docenti, in un caso secondo il senso comune, nell’altro secondo i Giudici, hanno violato la legge e le parti lese da tale violazione hanno trovato tutela: nel primo caso mediatica (tutti accanto alle sardine a cui è impedito di manifestare perchè a rischio bocciatura), nel secondo giudiziale.

Basterebbe, allora, al fine di mantenere una corretta bussola di valutazione, fidarsi della Legge, di un sistema di divisione dei poteri e, nello specifico, di un sistema giudiziario che, in uno Stato democratico, per funzionare, deve semplicemente garantire l’applicazione della legge. Anche quando può non piacere.

“Ci piace”, allora, ed il senso comune lo condivide, l’annunciata sospensione del Prof. oppressore di sardine; deve allo stesso modo piacerci la decisione del Giudice che, applicando la legge, appura che quella bocciatura alla scuola dell’obbligo è illegittima perchè quei Prof., semplicemente, non l’hanno applicato correttamente.

Questo, in particolare, il caso di Cremona.

Un giovane studente di prima media viene bocciato in prima media. I genitori si sentono lesi, vanno da un avvocato che verificata la normativa, le circolari ministeriali e, soprattutto, i verbali della scuola decide di agire. Ha  una media complessiva del 6.55 pur se con qualche insufficienza in scienze, storia e geografia. Siamo alle scuole medie dicevamo, piena scuola dell’obbligo.
Il TAR rigetta, ritenendo che la motivazione del Consiglio di classe sia congrua. In appello, invece, al contrario, superando le ragioni della motivazione del Consiglio di classe si riscontra, documentalmente, che la normativa ministeriale risulta violata. L’appello cautelare, secondo il Consiglio di Stato, è fondato, in quanto l’ammissione alla classe successiva nella scuola secondaria di primo grado in base agli artt. 1 e 6 del D.lgs. 13 aprile 2017 n. 62, ed alla circolare n.1865 del 10.10.2017 deve fondarsi su un giudizio che faccia riferimento unitario e complessivo a periodi più ampi rispetto al singolo anno scolastico, e ciò “anche nel caso di parziale o mancata acquisizione dei livelli di apprendimento in una o più discipline. Pertanto l’alunno viene ammesso alla classe successiva anche se in sede di scrutinio finale viene attribuita una valutazione con voto inferiore a 6/10 in una o più discipline da riportare sul documento di valutazione” (così la circolare cit. a pag. 3 ult. cpv.).
L’ordinanza cautelare, che proprio per la delicatezza degli interessi coinvolti appare motivata ben oltre gli ordinari canoni della sede sommaria, peraltro, evidenzia la carenza assoluta di percorsi di recupero che, come è noto, la normativa vigente impone di attivare e lo stesso Istituto, con il proprio Piano formativo, aveva previsto.
Piaccia o non piaccia è la Legge a dirlo ed il buon consiglio di classe, troppo rigido o meno che sia stato, deve anche esso applicare la Legge. Un consiglio di classe che, pur ritenendo che il giovane aveva così tanti deficit (in realtà solo in talune materie orali e senza incidere negativamente su una media complessiva ben oltre il 6 e mezzo), non aveva, in contrasto con Legge e circolare, attuato rimedi “straordinari” di recupero non ad hoc (a scuola e mirati).
Piaccia o non piaccia, dicevamo, se Leggi e circolari indicano una via, i Giudici non possono fare altro che seguirla. Tanto il Consiglio di Stato e tutti gli altri Giudici.

Senza necessità di choc e titoloni. Ci si riferisce, in particolare al trafiletto apparso oggi su “il Giornale” dal titolo “In nome del popolo somaro” che, senza aver letto provvedimento e carte processuali, sbandiera concetti totalmente inconducenti quali la delegittimazione della scuola che, al contrario, solo con il rispetto delle Leggi ha un vero futuro e ne uscirà più forte.

Leggere, dunque, ardite giornalate che parlano di “magistratura sempre meno credibile” e, da qui, argomentare che tale decisione non consenta più di bocciare nessuno in prima media, è davvero fuori luogo.
La verità è che se le regole valgono per tutti è davvero troppo comodo tirare in ballo il Tribunale di turno che, al contrario, si limita a far applicare quelle leggi. Si può discutere se sia corretto che nonostante l’insufficienza in più materie si possa decidere di non bocciare ma se tale è la previsione di legge e delle circolari applicative, non si può lagnarsi, giorno dopo giorno, delle regole che tutti sono chiamati ad applicare.
E’ chiaro che grazie al sistema giudiziale non tutte le storture vengono raddrizzate: un concorso illegittimo, ad esempio, va annullato con ciò gettando disperazione in capo agli onesti che, in tanti casi, avevano meritato la vittoria. In alternativa, ed è ciò che sin’ora è accaduto e da noi fortemente voluto per non penalizzare gli incolpevoli ma meritevoli, tutti vanno ammessi alle prove successive: al corso di laurea nel caso della lotteria dei test di ammissione errati, alla classe successiva nel caso di un giudizio non conforme a Legge, etc.. Sarà il successivo percorso a dare o non dare le risposte sul merito.
A volte, riflettendo su quanto “troppo” sembra ottenersi in tali casi, parlo di bulimia giudiziaria. Non possiamo negarlo: esiste sempre chi, all’esito di un giudizio, ottiene qualcosa in più di quanto meriterebbe. Ma ciò non riguarda solo una bocciatura, un test o concorsi. Al contrario coinvolge ogni altra sfera del contenzioso e dei rapporti sociali.
E stupisce che proprio innanzi ad un diritto costituzionalmente garantito (quale è LO STUDIO) ci si scandalizzi per gli esiti di qualche contenzioso.

Santi Delia