Concorso funzionari giudiziari: due quiz errati. TAR Lazio accoglie ricorso. Vi erano state 115 mila domande.

La prima Sezione del Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Santi Delia e Michele Bonetti sul concorso di reclutamento per 2.329 unità per il profilo di funzionario giudiziario.

In 115.000 avevano presentato la domanda per presentarsi alla prima prova in “appena” 35.000 candidati. Quasi 7.000 gli ammessi alla seconda prova.

Alcuni esclusi hanno ricorso al TAR che, avallando la tesi degli Avv. Santi Delia e Michele Bonetti, ha accolto il ricorso consentendo ai nostri ricorrenti di ottenere l’ammissione alle successive prove scritte da cui erano stati esclusi.

A differenza di quanto prospettato in altri ricorsi fondati su altri aspetti e che il T.A.R. ha respinto, la strategia dello studio, questa volta, si è concentrata nell’individuazione di censure specifiche su due quesiti ritenuti errati.

Si trattava, in particolare, dei quesiti nn. 26 (che riguardava il tema dell’obbligatorietà e gratuità dell’insegnamento nel nostro Paese) e 30 riferito alle “forme di raccordo di tipo organizzativo tra Stato e Regioni”.

Il T.A.R. del Lazio ha stabilito l’importante principio di diritto valido in tutti i concorsi pubblici a risposta multipla secondo cui, a differenza di quanto sostenuto dal Ministero, “l’illegittimità dei quesiti n. 26 e 30 verrebbe accertata solo nei confronti del ricorrente, senza alcun automatico pregiudizio nei confronti degli altri partecipanti ammessi alla prova scritta”. Ciò vuol dire, commenta l’Avvocato Santi Delia, name founder di Bonetti & Delia, “che al fine di dimostrare l’interesse al ricorso è sufficiente limitare tale prova alla distanza del singolo ricorrente e non coinvolgere, come sosteneva l’Amministrazione, tutti gli altri candidati con una probatio diabolica impossibile da fornire”. Si tratta di tesi che supera, frontalmente, quella sostenuta da altre Sezioni del T.A.R. (in particolare la III) che, proprio su tale aspetto, si era limitata a rigettare analoghi motivi riguardanti altri concorsi.

Secondo i Giudici di Via Flaminia, inoltre, erroneamente il Ministero richiama la propria discrezionalità a fronte di contestazioni dei ricorrenti sul testo delle domande somministrate. “Affinché le domande somministrate possano ritenersi rispondenti al principio generale di ragionevolezza dell’azione amministrativa occorre che le medesime, in quanto destinate a ricevere risposta in tempi brevi, per facilitare la speditezza della complessiva attività di selezione, siano formulate in modo tale da non pregiudicare l’efficienza intrinseca del risultato e la par condicio degli aspiranti. I quesiti devono pertanto essere formulati in maniera chiara, non incompleta o ambigua, in modo da consentire l’univocità della risposta (T.A.R. Campania, Napoli, sez. V, 17 febbraio 2021, n.1040; Cons. Stato, sez. VI, 13 settembre 2012, n. 4862). Tali considerazioni non comportano il superamento dei confini posti al sindacato del giudice amministrativo in materia di discrezionalità tecnica, atteso che, se certamente compete all’amministrazione la formulazione dei quesiti, risulta comunque apprezzabile, anche in tale ambito, l’eventuale evidente erroneità o ambiguità dei quesiti con riferimento ai quali non sia nettamente individuabile un’unica risposta corretta.

Nei commenti che, da più parti, mi si chiede di rassegnare, da legale che da un decennio segue queste procedure concorsuale a quiz, conclude l’Avvocato Santi Delia, “mi sento di lanciare un monito alle Amministrazioni a cambiare le modalità di somministrazione di questi quesiti pescati, in questo caso da FORMEZ, da loro banche dati (in qualche caso) ormai datate. Non ritengo concepibile, difatti, che il futuro di studio o lavorativo di un cittadino debba essere deciso da un quiz erroneamente formulato senza che nessuno si curi di capire neanche perchè“.

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